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20 Aprile 2024
19:00

Cosa provano per noi i nostri cani?

Amore, affetto, stima, rispetto ma anche timore, paura e terrore. I cani provano per noi una vasta gamma di emozioni: lo testimonia la vita quotidiana con loro ma anche la scienza.

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Uno scambio di sguardi languidi: una persona e il suo cane che nell'intimità condividono lo stesso sentimento di fiducia, rispetto, affetto e amore. Sì, lo provano entrambi: non solo noi umani ma anche proprio quell'animale che ci accompagna da sempre e che insieme a noi ha percorso un cammino molto simile di evoluzione, tanto che oggi ormai si parla scientificamente proprio di "co evoluzione" tra homo sapiens e canis lupus familiaris. Una lunga relazione millenaria che ha portato al rapporto che avete tu che stai leggendo quest'articolo e quel "Fido" che è accanto a te.

Questa breve premessa è volutamente improntata sulle emozioni positive che un cane prova nei confronti del suo umano di riferimento e che generalmente la specie, altamente sociale, ha nei confronti delle persone. Ma non sono solo "emozioni belle" quelle che i cani provano per gli esseri umani: ci sono soggetti che ne hanno timore e che sono diffidenti con la nostra specie e altri che, in una relazione non equilibrata ma in cui sono vessati e maltrattati, hanno paura se non terrore.

I cani provano tutto il ventaglio delle cosiddette "emozioni primarie"  (rabbia, gioia, tristezza, disgusto e paura), sanno anche riconoscere le nostre emozioni e studi scientifici provano che hanno la capacità di vivere emozioni complesse ("secondarie") come la gelosia. E tutto questo ventaglio di sentimenti sono espressi nei nostri confronti, a seconda del tipo di relazione e del singolo individuo che li prova.

Affetto e amore

L'affetto e l'amore per noi umani hanno significati diversi, sebbene quando si parla del sentimento che ci lega ai cani si usa parlare d'amore. Uscendo da questa visione antropocentrica, è bene forse per comprendere quello che un cane prova per noi parlare proprio di affetto e fare nostra la definizione della Treccani per capire il valore che i nostri amici ci riservano: "L'affetto è un sentimento di tenerezza e bene, di attaccamento che lega due o più persone o che si prova verso qualcuno".

A dimostrazione della predisposizione dei cani a provare affetto (o amore, se preferite!) per la persona con cui condividono la vita, c'è uno studio recente dell'Università di Londra che ha dimostrato che i cani percepiscono il nostro stato emotivo costantemente. Alcuni poi si preoccupano di darci conforto, di alleviare la nostra tristezza per esempio leccandoci la mano, condividendo con noi il loro gioco preferito o solo standoci fisicamente accanto.

Ancora, qualora non bastasse il dato empirico che ogni pet mate confermerebbe subito ovvero che è evidente che un cane "ci viole un sacco di bene", la scienza ci viene di nuovo in soccorso. Un team della Emory University di Atlanta, in Georgia, ha adottato un approccio clinico per studiare lo stato emotivo dei cani. Usando la risonanza magnetica (MRI), gli esperti hanno esposto i cani a determinati odori e poi hanno scansionato il loro cervello. I cambiamenti nella funzione cerebrale hanno mostrato  che quando un cane annusava l'aroma familiare del suo umano di riferimento, si attivava il “centro di ricompensa” del cervello (nucleo caudato). Il nucleo caudato contiene molti recettori della dopamina (un neurotrasmettitore definito anche "ormone della felicità") e si “illumina” quando è esposto a esperienze piacevoli, sia nel cervello umano che in quello canino. Una risposta simile, infatti, si verifica anche negli esseri umani quando vengono mostrate le foto delle persone che amiamo.

In una altra ricerca condotta a Budapest, gli esperti hanno studiato l’attività cerebrale dei cani quando sentono la voce delle persone con cui condividono la vita. Il risultato è stato che si sono accese sempre le aree della felicità e di nuovo come avviene anche nel cervello umano.

Per rimanere sul campo scientifico, bisogna ricordare che le emozioni sebbene sembri facciano parte di una sfera da noi umani percepita come eterea e imponderabile, hanno invece un "significato chimico" viene da dire, ovvero sono l'effetto di quello che fisiologicamente accade dentro di noi e anche nelle altre specie. In particolare c'è un ormone che si chiama ossitocina e che viene definito anche "l'ormone dell'amore". Quando un essere umano e un cane hanno una relazione profonda lo rilasciano entrambi. È stato dimostrato in uno studio scientifico pubblicato su Science a cura dei ricercatori dell'Università di Azabu in Giappone e avviene particolarmente proprio quando c'è quel profondo e intimo scambio di sguardi a cui si accennava accennato a inizio articolo.

Fiducia

La fiducia, in realtà, è la base fondamentale perché il cane provi affetto o amore nei nostri confronti. Abbiamo iniziato questo elenco parlando di amore, il "sentimento dei sentimenti", ma se il cane non si sente al sicuro, certo che la persona con cui condivide la vita sia onesto nei suoi riguardi e che le sue azioni sono finalizzate alla realizzazione delle sue necessità psico fisiche è difficile che possa "amare incondizionatamente", come spesso si dice.

Questo passaggio è molto delicato da comprendere perché è necessario, prima di tutto, capire che la scelta nel costruire una relazione è reciproca. Un cane deve fidarsi del suo umano di riferimento, altrimenti non sarà mai un cane felice e mai avrà nei nostri confronti quel sentimento di serenità dettato appunto da una condizione di amore o affetto che tale davvero si possa definire.

Il rapporto di fiducia per un cane è un rapporto basato appunto sulla sicurezza non solo sulla constatazione che la persona non voglia fargli del male: l'umano deve avere le competenze per gestire determinate situazioni e meritare, appunto, la sua fiducia. Un cane sa se può affidarsi a noi o se deve prendere lui delle decisioni che noi non siamo capaci di fare. Facciamo un esempio: in una situazione di pericolo percepito, reale o meno che sia per noi umani, come può essere per un cucciolo affrontare per le prime volte il passaggio su una grata in strada, l'affidarsi alle indicazioni della persona sarà una delle soluzioni possibili e se quest'ultima è in grado di dare il supporto emotivo – oltre che pratico – necessario, ecco che si crea uno dei primi step perché il cane ci accrediti come suo referente.

È solo un esempio del viaggio nella relazione tra un cane e un essere umano che scelgono appunto reciprocamente se e come affidarsi l'un l'altro e, quando la fiducia diventa realtà, il nostro amico ce lo fa capire perfettamente. Siamo noi, infatti, il suo centro di interesse da cui si può anche allontanare, in un rapporto sano, ma a cui torna perché certo che il suo umano saprà sempre accoglierlo e, se necessario, indirizzarlo.

Anche sul tema della fiducia ci sono stati diverse ricerche scientifiche. Stanley Coren, in particolare, professore di Psicologia presso la University of British Columbia e esperto di etologia canina, ha stimato che l’intelligenza di un cane sia sofisticata quanto quella di un bambino di 2,5 anni, e questo confronto è utile per comprendere quanto sia vitale per noi umani a quell'età il ruolo della fiducia nei confronti di chi si prende cura di noi. Uno studio pubblicato su Nature e condotto sempre a Budapest all'Università Eötvös Loránd, dove c'è un dipartimento che studia proprio l'etologia canina, ha dimostrato che i cuccioli di cane si fidano intuitivamente dei compagni umani nello stesso modo in cui si fidano dei cani. Questo aspetto, però, non è generalizzabile (come tutti gli altri, del resto): bisogna sempre ricordare che ogni cane è un soggetto a sé e che tanto dipende anche dall'approccio della madre e dai suoi insegnamenti.

Rispetto

I cani non ci amano di più o di meno se siamo autoritari ma sicuramente ci rispettano se siamo autorevoli. Dalla fiducia al rispetto il passo, del resto, è breve mentre c'è un universo di separazione tra il "dominare" un cane e ottenere da lui quella che possiamo definire serenamente "stima".

Tante persone, ancora, dicono fieramente: "Il mio cane mi rispetta" e mostrano soddisfazione per il "non rapporto" che hanno con un soggetto che in realtà nei loro confronti, come vedremo in seguito, mostra – bene che gli va – quello che è timore. Un cane che spesso viene definito "educato" perché sta al posto suo, non abbaia, cammina al passo del suo conduttore non è un cane che rispetta la persona a cui afferisce. E' nella maggior parte delle ipotesi un cane inibito, abituato a rispondere a dei comandi che, per chi non conosce o semplicemente non vede le sue motivazioni, risultano poi dei comportamenti corretti. Come ha scritto l'istruttore cinofilo David Morettini su Kodami: «La leadership in un cane si esprime prevalentemente attraverso la capacità di gestione equilibrata delle sue relazioni sociali. Un leader tende sempre ad avere un incontro pacifico con un estraneo perché è sicuro di sé e lascia l’uso della forza come l'ultima delle opzioni e non come la prima».

Timore, paura e terrore

Ed eccoci al punto più dolente di quello che i cani possono provare per noi sia per loro natura che a causa dei nostri comportamenti nei loro confronti. Sì, perché è bene dire che non bisogna nemmeno pensare che le cosiddette "emozioni negative" lo siano necessariamente perché noi le provochiamo, anche perché in questo modo ci attribuiamo sempre il ruolo di principali artefici nella relazione con le altre specie.

La paura, nello specifico, è infatti un'emozione in realtà sana e che afferisce a tutti gli esseri viventi, il cui valore è quello di allertarci di fronte all'esposizione a un pericolo. Contestualmente poi, come si accennava, ci sono cani che sono naturalmente "intimoriti" dagli esseri umani, anche se sarebbe meglio dire che semplicemente non vogliono avere a che fare con noi.

Premesso, come detto, che è una specie sociale e pro sociale, ci sono tantissimi cani al mondo (non dobbiamo pensare solo a quello che ci è accanto o ai cani di famiglia) che sono liberi, non hanno riferimenti umani e vivono serenamente anche senza entrare in contatto con noi. I cani ferali, selvatici o come li si voglia chiamare tengono distanza dalle comunità umane e vi gravitano intorno perché siamo una fonte di risorse importanti attraverso i nostri scarti e non sono animali che hanno per forza bisogno di una carezza (o di un bastone) da parte degli esseri umani.

Detto ciò e rientrando nel rapporto diretto, purtroppo ci sono invece comportamenti prettamente dovuti a come ci relazioniamo con loro che sviluppano nel cane la paura e anche il terrore nei nostri confronti. Come spiega l'istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico di Kodami Luca Spennacchio, questi sentimenti sono espressi fisicamente dai cani attraverso ad esempio posture rigide, le orecchie tenute basse, segnali di stress e anche tremori.

Che la paura sia un'emozione riscontrata scientificamente nel cane e in altre specie, del resto, è stato assodato già nel 1965 con la scrittura del Brambell Report che teorizza quali devono essere le 5 libertà alla base del concetto di benessere animale:

  1. libertà dalla fame e dalla sete;
  2. libertà di avere un ambiente fisico adeguato;
  3. libertà dal dolore, dalle ferite e dalle malattie;
  4. libertà di manifestare le caratteristiche comportamentali tipiche della specie;
  5. libertà dalla paura e dal disagio.

Il quinto punto, chiaramente, a conferma di quanto descritto e dell'importanza di garantire al nostro compagno un ambiente sereno che tale può essere solo se siamo in grado di riconoscerlo come essere senziente dotato di emozioni e anche di cognizioni.

Gelosia

La gelosia fa parte delle emozioni secondarie e la scienza si è interessata alla domanda se un cane possa essere geloso del proprio compagno umano. Ora chiunque viva con un quattro zampe ha già la risposta, senza scomodare la mente dei ricercatori: sì.

In una puntata della nostra serie MeetKodami però abbiamo voluto rivolgere la domanda alla professoressa Paola Valsecchi che ha indagato proprio questo aspetto e ci ha aiutato a far comprendere come stanno le cose dal punto di vista della sfera cognitiva ed emotiva  da parte del cane da un punto di vista appunto scientifico. «Con il mio team di ricerca abbiamo cercato di analizzarlo in maniera sperimentale, ideando delle situazioni che suscitano solo il sentimento di gelosia del cane verso l'umano di riferimento. L'abbiamo fatto sia utilizzando coppie di cani che vivono insieme oppure cani che vivono da soli in famiglia. Abbiamo trovato indicazioni che ci dicono che quando il cane mette in atto quel comportamento sta cercando di riconquistare l'attenzione del suo compagno umano. Non tutti i cani lo fanno però nello stesso modo, abbiamo trovato una grandissima variabilità».

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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