episodio 12

Chi è l’aquila arpia, il rapace “cattura scimmie” che prende il nome dalla mitologia greca

L'aquila arpia è una della aquile più grandi e più forti del mondo. Ma è vero che i suoi artigli sono così potenti da poter addirittura sollevare un bradipo o una scimmia?

3 Maggio 2024
20:00
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L'aquila arpia, un enorme rapace, regna sovrano all'interno del suo territorio. È considerata una delle più grandi aquile del Pianeta, con una maestosa apertura alare che lascia senza fiato. I suoi possenti artigli sono in grado di afferrare e sollevare prede di dimensioni impressionanti, come bradipi e scimmie. E in alcune foto sembra abbia il volto di un umano.

Dove vive l’aquila arpia

Nelle fitte foreste pluviali che si estendono dal Messico al Brasile, fino al nord dell’Argentina, regna sovrana l'aquila arpia. Con oltre 11 mila specie di uccelli nel mondo, le foreste pluviali tropicali ospitano più di 5 mila di esse, e tra queste spicca l'aquila arpia. Endemica di questi territori, l'aquila arpia è un simbolo della biodiversità e dell'ecosistema unico delle foreste pluviali. Nonostante l'ampia estensione del suo habitat, è raro incontrare un esemplare di aquila arpia. Il loro numero è in costante diminuzione, e la preservazione di questa specie preziosa è diventata una priorità per la conservazione della biodiversità di questi habitat.

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Quanto è grande l’aquila arpia?

Nel mondo degli uccelli rapaci, l'aquila arpia spicca per le sue dimensioni maestose e per il marcato dimorfismo sessuale presente tra maschi e femmine. Questo fenomeno offre uno spettacolo stupefacente di differenze fisiche all'interno della stessa specie. Le femmine di aquila arpia sono veri giganti delle foreste, con un peso che può raggiungere i 9-10 chili e un'impressionante apertura alare di circa 2,20 metri. Al contrario, i maschi sono notevolmente più piccoli, con un peso massimo di circa 6 chili.

Il dimorfismo sessuale, ovvero la differenza fisica tra i sessi di una stessa specie, è un fenomeno comune in natura. Un esempio rappresentativo si trova nei pavoni, dove i maschi sfoggiano uno splendido ventaglio di piume colorate, mentre le femmine presentano un piumaggio più sobrio e grigio. Questa variazione nelle dimensioni e nell'aspetto tra maschi e femmine dell'aquila arpia offre uno spunto affascinante per studi sulla biologia e sull'evoluzione delle specie, mostrando come la natura sia ricca di adattamenti straordinari.

L'origine del nome "arpia": un legame con le leggende mitologiche

L'aquila arpia, conosciuta scientificamente come Harpia harpyja, deve il suo nome a un riferimento mitologico che affonda le radici nell'antica Grecia. La sua denominazione è stata attribuita per la prima volta da Carl Linnaeus, il famoso botanico e naturalista svedese, nel lontano 1758.

Linnaeus scelse di chiamare questo maestoso rapace Vultur harpyja, ma in seguito il nome fu modificato in Harpia harpyja. Il termine deriva direttamente dalle leggende della mitologia greca, dove le arpie erano creature mostruose descritte come avendo il corpo di uccello e il volto di donna. Questi spiriti del vento erano conosciuti per il loro ruolo nel trasportare i morti nell'Ade, il regno degli inferi.

Il paragone tra l'aquila arpia e le arpie mitologiche evidenzia l'imponenza e la forza di questo rapace, evocando l'immaginario delle antiche leggende e il loro impatto sulla cultura e sulla storia umana. Questa connessione tra il mondo naturale e il patrimonio mitologico offre uno spunto affascinante per esplorare le radici culturali e simboliche delle creature che popolano la nostra immaginazione.

Gli animali hanno sempre giocato un ruolo fondamentale nella storia dell'umanità, sia nel mondo reale che nel nostro immaginario collettivo. Gli animali sono stati protagonisti di racconti mitologici, leggende e simboli religiosi in molte culture antiche e moderne. La presenza di queste creature riflette la nostra relazione intrinseca con il mondo naturale e la nostra continua ricerca di significato e connessione con esso.

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Com’è fatta l’aquila arpia

L'aquila arpia presenta alcune caratteristiche fisiche sorprendenti che la rendono inconfondibile.

Intorno alla faccia dell'aquila si trova il cosiddetto disco facciale, composto da piume che il rapace può sollevare e abbassare a suo piacimento. Questo disco facciale aiuta l'aquila ad indirizzare meglio i suoni verso le aperture auricolari che si trovano ai lati della testa, migliorando così la sua capacità uditiva.

Le ali dell'aquila arpia sono relativamente piccole rispetto alle dimensioni del suo corpo e al suo peso. Questo potrebbe sembrare controintuitivo, ma c'è una ragione per questa caratteristica: quando l'aquila arpia vola, si sposta da un albero all'altro attraverso la densa foresta pluviale. Di conseguenza, ha bisogno di ali "poco ingombranti", larghe ma corte, che le permettano di essere sufficientemente agili per navigare tra i rami degli alberi con facilità e precisione. Questa struttura alare le consente di fare lo slalom tra i rami in modo efficiente, garantendo una manovrabilità eccezionale nel suo ambiente naturale.

Come caccia l’aquila arpia

Essere un bradipo o una scimmia che abita nello stesso territorio dell'aquila arpia potrebbe non essere affatto una passeggiata. Questo magnifico rapace si nutre principalmente di mammiferi che abitano le cime degli alberi, ma non disdegna nemmeno quelli terrestri, come opossum e scoiattoli. Con i suoi enormi artigli potenti e lunghi più di 12 centimetri, l'aquila arpia è in grado di infilzare le prede e portarle via in volo con estrema precisione e efficacia. Questa caratteristica la rende una predatrice formidabile nelle fitte foreste pluviali.

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Per cacciare, l'aquila arpia si affida principalmente alla sua vista e al suo udito altamente sviluppati. Da un ramo, scrutando attentamente le fitte chiome degli alberi, questa specie è in grado di individuare le prede anche a notevoli distanze. La sua capacità di rimanere immobile e silenziosa mentre osserva il terreno sottostante le consente di sorprendere le prede e attaccarle con grande rapidità ed efficacia.

L’aquila arpia è un genitore premuroso

L'aquila arpia, regina indiscussa delle foreste pluviali incontaminate, dimostra una dedizione straordinaria nei confronti della sua prole. Questi magnifici rapaci sono noti per essere monogami, accoppiandosi con lo stesso partner nel corso di una o più stagioni riproduttive.

Una coppia di aquile arpie felici di solito alleva un solo pullo ogni 2 o 3 anni, un processo che richiede una cura attenta e costante da parte di entrambi i genitori. La scelta dell'albero più alto per nidificare è la prima fase della loro preparazione, seguita dalla deposizione di due uova bianche da parte della madre. Tuttavia, dopo la schiusa del primo uovo, il secondo viene spesso ignorato e non schiude, a meno che il primo pullo non sia malato o non muoia. È il padre che generalmente si occupa di procurare il cibo per la madre e il pullo che aspettano nel nido, mentre è la madre che nutre e protegge il piccolo da qualsiasi pericolo.

Il pullo, inizialmente bianco, gradualmente inizia ad assomigliare sempre di più ai suoi genitori. A 36 giorni, sarà già in grado di muoversi goffamente nel nido, e a 6 mesi, sarà in grado di dispiegare completamente le sue ali, preparandosi così a intraprendere il suo viaggio nel cielo come un vero e proprio sovrano delle foreste pluviali.

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L’aquila arpia è in pericolo

L'aquila arpia, uno dei rapaci più maestosi e imponenti delle foreste pluviali, oggi è in grave pericolo di estinzione. Il numero di esemplari di questa specie è drasticamente diminuito nel corso degli anni, e attualmente è considerata vulnerabile alla sopravvivenza.

Una delle principali minacce che affliggono l'aquila arpia è la perdita del suo habitat naturale. Le foreste pluviali, che costituiscono il suo ambiente vitale, sono soggette a un'intensa deforestazione, causata principalmente dalle attività umane come l'agricoltura, l'estrazione di legname e lo sviluppo urbano. La distruzione degli alberi e la perdita di aree boschive riducono drasticamente lo spazio vitale disponibile per l'aquila arpia e compromettono la sua capacità di cacciare e riprodursi con successo.

Inoltre, l'aquila arpia è spesso oggetto di persecuzione diretta da parte delle popolazioni locali. A causa delle sue imponenti dimensioni e del suo potere predatorio, viene vista come una minaccia per il bestiame domestico e per la sicurezza delle persone. Questo porta a episodi di uccisione deliberata da parte degli abitanti delle comunità rurali, che vedono nell'aquila arpia una potenziale fonte di pericolo per i loro mezzi di sussistenza e per la propria incolumità.

Affrontare efficacemente le minacce che mettono in pericolo l'aquila arpia richiede sforzi coordinati a livello globale per proteggere e preservare le foreste pluviali e per promuovere la coesistenza armoniosa tra l'uomo e la fauna selvatica. Solo attraverso azioni concrete volte alla conservazione dell'habitat e alla sensibilizzazione delle comunità locali sarà possibile garantire la sopravvivenza di questa iconica specie e preservare la diversità biologica delle nostre foreste pluviali.

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